ARTROSCOPIA ANCA

Che cosa è

L’Artroscopia in generale risulta essere quella metodica chirurgica grazie alla quale, attraverso una piccola incisione e l’introduzione di uno strumento denominato artroscopio, vi è la possibilità di visualizzare dall’interno una articolazione.
In particolare l’artroscopia dell’anca ha avuto una significativa diffusione solo in tempi più recenti, complici la minor frequenza delle indicazioni e la maggiore difficoltà tecnica della procedura. Infatti l’anca risulta essere una articolazione profonda a livello della quale non esiste un vero e proprio spazio articolare, per azione delle potenti masse muscolari dell’arto inferiore, ragion per cui tra testa femorale e acetabolo vi è un sottile spazio occupato da un sottile film liquido, il liquido sinoviale, che nutre e lubrifica l’articolazione.
Solo dal 1986 con i lavori di Eriksson, Arvidsson prima e a seguire di Johnson e Glick si sono diffusi i concetti base, note di tecnica utili a eseguire questa tecnica chirurgica. Nell’ultimo decennio, mentre il consenso intorno all’artroscopia dell’anca aumentava progressivamente, aumentavano anche le indicazioni alla procedura e il numero di professionisti esperti.

Come si manifesta

Le indicazioni per l’artroscopia dell’anca sono in continua evoluzione. Nonostante tale processo evolutivo, i risultati positivi dipendono da una corretta selezione dei pazienti: molte sono le indicazioni descritte per tale procedura ma pochi sono i pazienti che ben corrispondono a tali indicazioni.

L’indicazione oggi più comune all’artroscopia dell’anca è rappresentata dal trattamento della SINDROME DA CONFLITTO O IMPINGEMENT FEMORO-ACETABOLARE (FAI): esso è un dismorfismo della regione articolare (Fig.2) della testa femorale e/o acetabolare per il quale vengono colpiti soprattutto soggetti giovani e/o sportivi.

Essa si divide in tre varianti:

  • Conflitto tipo CAM (Fig.3)
  • Conflitto tipo PINCER (Fig.4)
  • Conflitto tipo MISTO (Fig.5)

Il conflitto tipo CAM si caratterizza per la perdita della sfericità della testa femorale, per la presenza di una patologica presenza di tessuto osseo alla giunzione tra testa e collo.

Il conflitto tipo PINCER è dovuto ad una eccessiva copertura in regione supero-anteriore dell’acetabolo nei confronti della testa femorale.

Il conflitto tipo MISTO si caratterizza per la coesistenza di ambedue le precedenti alterazioni strutturali.

I soggetti affetti da conflitto femoro-acetabolare presentano un quadro clinico caratterizzato da dolore a livello inguinale ed in regione glutea (Segno della C; Fig.6); tale dolore può essere esacerbato da movimenti di flessione oltre i 90° e da movimenti congiunti di adduzione-intrarotazione o extrarotazione-abduzione dell’anca.

In alcuni soggetti la sintomatologia clinica può essere evocata esclusivamente durante la pratica sportiva in attività quali calcio, basket, danza, volley.

Indicazioni meno comuni per l’artroscopia dell’anca sono le seguenti

  • CORPI MOBILI
  • LESIONI DEL CERCINE
  • MALATTIA DEGENERATIVA
  • RELEASE TENDINEO
  • NECROSI AVASCOLARE
  • LESIONI CONDRALI
  • PATOLOGIA SINOVIALE
  • ARTRITE SETTICA
  • ROTTURA DEL LEGAMENTO ROTONDO
  • ARTROPROTESI TOTALE ANCA
  • DOLORE INTRATTABILE DELL’ANCA

L’asportazione di corpi mobili (Fig.7) rappresenta l’indicazione più frequente e nel contempo gratificante per questa procedura. Oltre che nell’asportazione di corpi mobili post-traumatici, una buona indicazione rappresentano pure i frammenti liberi associati alla malattia Legg-Calvè-Perthes o alla osteocondromatosi sinoviale.

Il debridement delle lesioni sintomatiche del cercine cotiloideo (Fig.8) consente di ottenere ottimi risultati, sia che la rottura sia acuta che su base degenerativo-cronica ma deve essere attuato e concepito con cautela, solo dopo opportune valutazioni clinico-strumentali.

Il debridement artroscopico della malattia degenerativa dell’anca viene attuato di fronte a un soggetto di giovane età, con quadro radiografico non avanzato della malattia, con un quadro clinico di recente insorgenza per il quale un trattamento con FANS non abbia portato alcun beneficio.

Per via artroscopica è possibile eseguire un release tendineo di muscoli di bacino e anche responsabili di quadri clinici quali “anca a scatto”.

Nella necrosi avascolare della testa del femore il debridement artroscopico assume un ruolo limitato e rappresenta solo una cura palliativa.

Le lesioni condrali complete rappresentano da sole una indicazione eccellente per l’artroscopia, anche se l’assenza di forze di taglio tipiche come in articolazioni di spalla e ginocchio ne limita l’osservazione.

L’artroscopia di anca è indicata in casi selezionati di patologia sinoviale nella quale viene eseguito un debridement artroscopico in corrispondenza del pulvinar con benefici.

Stesso debridement artroscopico e lavaggio è indicato in selezionati casi di artrite settica dell’anca.

L’aspetto del legamento rotondo è inconfondibile. La sua rottura (Fig.9) è stata descritta e classificata in 20 pazienti su un totale di 472 artroscopie consecutive dell’anca. Le principali modalità di manifestazione clinica erano: dolore inguinale, dolore alla coscia, sensazione di “scatto” dell’anca.

La rimozione di detriti e calcificazioni a seguito di un intervento di artroprotesi totale dell’anca è un intervento utile e benefico con l’ausilio della via artroscopica.

Altre forme di dolore intrattabile all’anca potrebbero giovarsi di un trattamento endoscopico, anche se l’infiltrazione intra-articolare ecoguidata dovrebbe rappresentare il trattamento di prima scelta.

Controindicazioni

La più chiara controindicazione all’intervento di artroscopia di anca è uno stato avanzato di degenerazione artrosica (Fig.10), nella quale si viene a creare una anchilosi articolare tale da determinare una posizione fissa nei tentativi di mobilizzazione.
Gradi minori di artrofibrosi o restrizione capsulare possono allo stesso modo impedire un intervento di artroscopia in quanto l’articolazione non può essere distesa o distratta.
Le ferite aperte, le lesioni ulcerative, le infezioni superficiali e altre condizioni cliniche nelle quali si determina una compromissione dei tessuti molli controindicano il passaggio di strumenti artroscopici.
L’artroscopia è controindicata qualora vi sia una osteonecrosi stabile e non progressiva della testa del femore e in presenza di una artrite in stato avanzato laddove la distruzione articolare è importante.