ARTROSI DELL’ANCA – COXARTROSI

Che cosa è

La coxartrosi o artrosi dell’anca è una patologia cronico-degenerativa dell’articolazione dell’anca caratterizzata dall’usura dei capi articolari che si instaura progressivamente fino a compromettere la normale deambulazione. L’articolazione dell’anca è formata da due capi ossei sferici, uno concavo (l’acetabolo), l’altro convesso (la testa del femore), che permettono il movimento dell’arto inferiore in tutti i piani dello spazio. La testa del femore è quindi libera di ruotare all’interno dell’acetabolo. Le due superfici della testa femorale e dell’acetabolo risultano perfettamente congruenti e sono ricoperte da cartilagine, una struttura che protegge l’osso e facilita lo scivolamento tra i due capi articolari.
Nella coxartrosi si verifica un danno della cartilagine articolare che si assottiglia progressivamente fino a mettere a nudo l’osso sottostante; questo a sua volta reagisce addensandosi e deformandosi, con la produzione di escrescenze ossee a forma di becco (osteofiti) che limitano il movimento e cavità cistiche (geodi) contenenti liquido sinoviale. A sua volta la capsula articolare si ispessisce e i muscoli si retraggono fino a determinare una caratteristica postura e andatura tipica del soggetto affetto da grave coxartrosi.

Chi ne è colpito

Si distinguono due forme principali di coxartrosi:

  • Coxartrosi primaria. È la forma più frequente (90% dei casi), ad eziopatogenesi non definita, più comune in soggetti di età avanzata (oltre i 60 anni). Consiste in una alterazione metabolica primitiva della cartilagine articolare senza eventi anamnestici o malattie concomitanti. Nella coxartrosi primaria, tuttavia, sono riconosciuti diversi fattori di rischio tra cui, oltre la familiarità, il sovrappeso o obesità, un’attività lavorativa o fisica molto intensa e praticata per molti anni fin da giovane (per esempio sportivi di alto livello), una forma anatomica non così perfetta dell’anca o dell’arto inferiore in toto tali da sottoporre l’anca ad un lavoro scorretto continuativo.
  • Coxartrosi secondaria.

Meno frequente (10% di casi), più comune in soggetti giovani adulti (40-50 anni), riconosce precise cause locali e sistemiche:

  • Displasia-lussazione congenita dell’anca.
  • Necrosi asettica della testa del femore.
  • Esiti di traumi (fratture-lussazioni, epifisiolisi).
  • Conflitto femoro-acetabolare.
  • Malattie infiammatorie croniche (artrite reumatoide, psoriasi, LES).
  • Malattie metaboliche (gotta, m.di Paget).
  • Uso di farmaci (corticosteroidi).
  • Infezioni.

Come si manifesta

Il danno progressivo della cartilagine, la deformazione articolare e la retrazione dei tessuti determina clinicamente dolore e rigidità articolare al movimento con crescente disabilità; il soggetto artrosico riferisce un tipico dolore sordo in regione inguinale e/o glutea, che si aggrava con la stazione eretta prolungata o con lo sforzo e successivamente, tende ad estendersi anche alla coscia ed al ginocchio. Il dolore è solitamente causato da infiammazione della sinovia, iperemia capsulare e ossea e da stimolazione dei nocicettori a livello del periostio. Al dolore si accompagna la limitazione articolare che, nel tempo, tende a ridurre il movimento dell’anca rendendo difficoltose anche attività quotidiane banali quali alzarsi da seggiole basse o infilarsi calze e scarpe. Anche la camminata con il tempo diventa meno fisiologica, obbligando a “scaricare” l’appoggio sull’anca malata mediante l’inclinazione del bacino e il sovraccarico della regione lombare (lombalgia secondaria) e rendendo spesso necessario l’ausilio di un bastone. Negli stadi più avanzati, il completo consumo del rivestimento cartilagineo e dell’osso dei capi articolari, può determinare accorciamenti significativi dell’arto interessato, fino a superare il centimetro e in casi estremi la completa fusione dell’articolazione con perdita totale del movimento (anchilosi).

Quali esami sono utili

La diagnosi strumentale di coxartrosi è principalmente radiografica e si avvale del semplice studio nelle due proiezioni classiche:

  • Radiografia del bacino per anche con proiezione 1:1 e radiografia assiale di anca.

A volte possono essere necessari ulteriori esami:

– Risonanza magnetica (RMN) del bacino: utile per escludere coxartrosi secondarie o necrosi cefaliche;

– Tomografia assiale computerizzata (TAC) del bacino: da eseguire in soggetti già affetti da patologie all’anca come grave displasia congenita dell’anca, epifisiolisi, esiti di fratture dell’acetabolo, che possono aver modificato l’anatomia dell’anca da operare in modo tale da rendere difficoltosa l’applicazione di una protesi “standard”.

Come si cura

Non esiste alcun farmaco né alcun presidio fisico scientificamente capace di far regredire le lesioni degenerative della cartilagine e dell’osso che stanno alla base dell’artrosi. Le varie terapie mediche, farmacologiche e fisiche possono al massimo rallentare l’evoluzione dell’artrosi o mitigare, per periodi a volte lunghi, i vari disturbi legati al danno degenerativo.

È consigliabile:

  • Il mantenimento di un buon tonotrofismo degli arti inferiori, cioè “tenersi in forma”, in quanto l’anca trae beneficio dal movimento, soprattutto in scarico, e da una buona forma dei muscoli circostanti; sono consigliati la ginnastica dolce, l’attività fisica leggera costante e la chinesi in acqua (ginnastica in acqua). Tanto più iniziale è lo stadio dell’artrosi, tanto più intensa ed efficace sarà la fisioterapia; viceversa, tanto più grave è la patologia tanto più la fisioterapia dovrà essere moderata e con obiettivi limitati.
  • Farmaci antinfiammatori e antidolorifici: parte del dolore è dovuto ad un processo infiammatorio che si realizza all’interno dell’articolazione dell’anca. I farmaci servono a rallentare tale processo, riducendo anche il dolore.
  • Farmaci condroprotettori: hanno la funzione di proteggere e nutrire la cartilagine articolare. Possono essere somministrati per via sistemica (per bocca) o per iniezione diretta all’interno dell’articolazione (infiltrazione intra-articolare), che nel caso dell’anca è preferibile eseguire sotto guida ecografica.
  • Utilizzo di ortesi (ausili alla deambulazione): per scaricare cioè togliere un po’ di peso all’anca artrosica, può essere utile il ricorso ad un bastone o una stampella, da usare dal lato opposto all’anca affetta.
  • Calo ponderale: diminuendo il peso, l’anca viene scaricata e ne può derivare un notevole beneficio. Spesso infatti viene consigliata una visita dietologica.